Tour virtuale

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55. Thermopolium
E' uno degli edifici più suggestivi della città: una locanda di età adrianea. 
Da Via di Diana un passaggio coperto introduce in un cortile fiancheggiato da tabernae.  La facciata della locanda, che da su Via di Diana, mostra balconate al primo piano, con  archi che poggiano sulle mensole di travertino (tecnica che prenderà piede nel medioevo); qui gli antichi ostiensi si intrattenevano al fresco delle serate estive. Più avanti ci sono i tre ingressi della locanda, ricavata nel III secolo d.C., da locali precedenti. All'interno ci sono tre vani, quello di mezzo è il principale. Prima di entrare nel locale centrale c'è un bancone a tre piani, dove venivano poggiati i cibi e le bevande, per i clienti che andavano di fretta; sotto il bancone una vaschetta per lavare le stoviglie.  La sala interna, arricchita da affreschi, contiene un altro bancone per l'esposizione delle vivande, sopra esso un dipinto di natura morta. A destra la cucina, con un fornello e un dolio, dove tenevano in fresco acqua e vino; a sinistra una sala non ben identificata; dietro un cortile con una fontanella e i sedili in muratura per gli ospiti.

Interno della locanda


56. Porta e mura del Castrum
Della fine del IV sec. a.C., le mura del castrum furono costruite con grossi blocchi di tufo, con una porta su ogni lato. Il castrum, di forma rettangolare, tagliato in quattro parti uguali, dalle due strade principali (Decumano Massimo e Cardo Massimo). Al centro, dove ora c'è il Capitolium, ancora sono visibili resti del basolato del vecchio Cardo. Questa "cittadella fortificata", nacque per difendere la foce del Tevere, ma ben presto venne attorniata dall'abitato che si andava pian piano sviluppando; tra il II e I sec. a.C. cominciarono a nascere, anche costruzioni di carattere commerciale e domus signorili.

57. Caseggiato del Molino
Edifici costruiti intorno al 120 d.C., costituiti da ambienti selciati; troviamo, ancora, ben conservate macine in pietra lavica (in basso forma conica, in alto, un elemento mobile detto catillus). Le macine venivano utilizzate, facendo ruotare la parte alta, tramite una leva mossa da schiavi o muli a cui venivano bendati gli occhi per evitare i giramenti di testa. Alcuni ambienti sono occupati da tazze cilindriche con due fori, che erano utilizzati per impastare le farine; in un altro, invece, troviamo due forni per la cottura del pane. Il mestiere del panettiere (pistor) era molto diffuso, tanto da formare una corporazione detta dei pistores. Il pane di Ostia veniva portato a Roma per essere distribuito gratuitamente al popolo, oppure venduto a prezzo politico, fino a quando nel III sec. d.C. i panettiere ostiensi rivendicarono gli stessi diritti dei panettieri romani.

Edificio dei Molini


59. Casa di Diana
Del 130-140 d.C., tipica insulae formata da appartamenti (cenacula), che il proprietario affittava; questo tipo di case si sviluppò con la nascita del porto traianeo, che fece aumentare notevolmente la popolazione. A differenza dello stesso tipo di case, costruite a Pompei, che si sviluppavano in larghezza, occupando tantissimo spazio, le insulae ostiensi si sviluppavano in altezza. La casa di Diana, infatti, raggiungeva un'altezza di circa 20 metri ed era di 3 o 4 piani. Un'altra particolarità è che, oltre a prendere la luce, dal cortile interno, riusciva a prendere luce esterna tramite i balconi finestrati. Al piano terra, appena si entra sulla destra, vediamo un locale una volta adibito a latrina; ci sono, poi, le tabernae con i mezzanini, ovvero gli ambienti dove vivevano i negozianti o le classi basse del popolo; tramite delle scale si arriva ai piani superiori, dove si trovano confortevoli appartamenti, utilizzati dal ceto medio, arricchiti da balconate. La casa prende il nome da un dipinto di Diana Cacciatrice, che si trova su una tavoletta di terracotta su una parete dell'edificio.